Una giornata al Forum

Una giornata al Forum

Armando Lunetta al congresso regionale del Forum del Terzo Settore, tenutosi ad Enna il 20 settembre c.a. ha rappresentato egregiamente le Banche del Tempo della Sicilia.

Nel ringraziarlo, pubblichiamo il suo intervento:

Una giornata al Forum
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Si è svolto il 29 settembre, a Enna il congresso regionale del Forum del Terzo Settore per eleggere gli organi statutari previsti dalla recente normativa che legittima la nascita del Terzo Settore. Alla riunione hanno partecipato cinquanta associazioni che aderiscono al Forum regionale, tra i quali anche le Banche del Tempo e 150 soci appartenenti alle varie organizzazioni. A presenziare doveva essere Nina Di Nuzzo nella qualità di coordinatrice regionale della nostra associazione. Mi ha delegato a partecipare in rappresentanza delle Banche del Tempo Sicilia.
Hanno partecipato alla presentazione delle varie associazioni e al dibattito: l’Auser, la Federconsumatori, l’Acli, l’Anteas, l’AVIS, la Croce Rossa, l’Arci, Cittadinanza Attiva e tutte le altre associazioni strutturate e organizzate a livello regionale provinciale e territoriale con migliaia di iscritti. Sono state poste in evidenza le problematiche che queste associazioni hanno nel rapporto con la Regione sui temi per la difesa e la tutela dei diritti dei loro associati. In particolare si è aperto con le istituzioni regionali un confronto serrato sui diritti degli ammalati, sui portatori di handicap, sulle politiche degli immigrati, sulla partecipazione delle associazioni ai bandi regionale ed europei. Un confronto, a volte duro, portato avanti non solo dalle associazioni di categoria, ma soprattutto dal Forum regionale rappresentato da Pippo Di Natale riconfermato alla carica di portavoce del Forum Sicilia.
Di fronte a questi gravi e complessi problemi, che ogni giorno le associazioni devono affrontare per tutelare le fasce più fragili della società siciliana, da loro rappresentate, mi sono sentito un po’ piccolino ed ho fatto una riflessione. Un elemento di valutazione che si tiene conto nel Forum è rappresentato dalla valutazione dell’impatto sociale che ogni organizzazione ha nel territorio. Ovviamente la nostra associazione ha un impatto sociale molto relativo rispetto alla Croce Rossa o l’Avis, o Cittadinanza attiva o altre associazioni organizzate.
Noi abbiamo una grande difficoltà nella fase di apertura di una Banca del Tempo perché le persone che si avvicinano non hanno la consapevolezza del valore che stanno creando in termini di nuovo welfare. Il concetto del tempo come dono, come scambio di umanità, non viene facilmente percepito in una società caratterizzata da una cultura del valore-tempo-denaro.
Però il risultato definitivo, molto spesso soddisfacente, si rileva a distanza di qualche anno. Il nostro processo di aggregazione, e la nostra mission, essendo un’associazione autorganizzata, hanno tempi lunghi di radicalizzazione nel territorio. Il deficit di comunicazione (perché non abbiamo soldi) non ci consente di diffondere i valori di cui siamo portatori nella comunità dove operiamo, pertanto, non vengono percepiti e introiettati con la stessa facilità delle altre associazioni non profit. Siamo come quel farmaco a “lento rilascio” gli effetti vengono percepiti dopo qualche lasso di tempo. Un altro limite è determinato dalla immagine riduttiva percepita dalle nostre associazioni: per luogo comune siamo quelli dello scambio di servizi, di competenze “tu fai una cosa per me e io faccio una cosa per te”. Va benissimo!!!
Ma c’è un aspetto più sottile e quasi rivoluzionario che pochi percepiscono: noi siamo i protagonisti dell’economia dello scambio che fa a meno del denaro, i protagonisti dell’economia della relazione che non vuole lasciare mai solo nessuno. Due asset che spiazzano lo sviluppo in modo tradizionale e il pensiero dominante che ci considera visionari e rivoluzionari. Ecco perché troviamo difficoltà all’esterno e all’interno delle nostre Banche del Tempo a fare capire il ruolo politico che abbiamo nel processo di cambiamento. Siamo delle monadi sparse nel paese a propagare sviluppo sociale e solidale a volte senza averne consapevolezza.
Purtroppo non puoi spiegare questo concetto in pochi minuti in un intervento pubblico. Raccontiamo la solita storiella del baratto dei saperi ma dietro c’è un concetto molto più alto e molto più nobile specialmente in questo momento dove la paura e l’angoscia dell’altro ci porta a chiuderci nelle case. Da qualche anno io e altri soci abbiamo chiesto più volte la stesura di un “manifesto” delle Banche del Tempo in modo che ognuno di noi, da nord a sud, quando viene invitato a partecipare ad un dibattito possa raccontare il vero ruolo che abbiamo nella società. Tutti abbiamo ben chiaro il ruolo dell’Avis, il ruolo dell’Arci e di altre associazioni, la stessa cosa deve avvenire per le Banche del Tempo. Siamo il nuovo paradigma del welfare sociale, ma dobbiamo saperlo raccontare.

Siamo una comunità che utilizza lo scambio come mezzo e non come fine, perché il fine, a mio parere è creare una rete di persone che stanno insieme per avere uno sguardo diverso sul mondo: una visione che miri al mettere l’essere umano al centro del sistema, ad una visone etica e solidale della vita, a recuperare i rapporti con gli altri in termini di socialità e benessere, ad attivare un pensiero critico sulla società odierna, ad occuparsi degli emarginati, a promuovere il consumo critico e la nascita dei gruppi di acquisto, a denunziare il degrado culturale e ambientale. Non dobbiamo pensare a scambiarci solo le competenze ma cominciamo a scambiarci anche le idee!!!
Grazie per l’attenzione
Armando Lunetta